ESSERE: una fra le parole più potenti che ci siano
Oggi, mentre ero al volante, mi sono sorpresa a dire ad alta voce:” sono felice”. Non so bene il motivo. Se perché Giove è in transito nel mio segno o perché sono riuscita a terminare un lavoro che credevo impossibile riuscire a consegnare in tempo. M’è uscita dalla bocca così “sono-felice” con un sorriso tra il beato e il beoto stampato in faccia.
Io sono felice. Una dichiarazione di gioia potente. Tanto imprevista quanto fugace. Un nanosecondo. Il tempo necessario che un’auto mi tagliasse la strada in una rotonda.
L’averla pronunciata ad alta voce, però, l’ha resa più veritiera. E mi ha fatto riflettere ancora una volta sul potere che hanno le parole.
Le parole sono rivoluzionarie, hanno un potere creativo che va usato con discernimento. Così facendo, possiamo diventare testimoni privilegiati delle magie che compiono.
ESSERE è una fra le parole più potenti in tal senso, per questo va usata con cura. A differenza di AVERE che riguarda un’azione e per questo è momentanea, ESSERE è legata a uno stato, delinea l’identità.
Lo sanno bene gli psicologi e gli educatori che insegnano a dire: ”io ho una depressione” e non: “sono depresso” o: “io ho un disturbo nevrotico” e non: ”sono nevrotica”.
Così come un genitore dovrebbe rimproverare il figlio, dicendogli: ”hai fatto una stupidaggine” e mai: ”Sei stupido!”.
Quando pronunciamo il verbo ESSERE, che sia riferito a noi, al nostro lavoro o a un famigliare, dovremmo pensarci con attenzione e decidere se vale davvero la pena attaccare quell’etichetta addosso a noi, alla nostra attività o al marito.
Un’altra etichetta che va ad aggiungersi a tutte le altre e che definisce un piccolo pezzo della nostra identità.
E la nostra identità è talmente importante che ci impegneremo a fondo per mantenerla integra, comportandoci in maniera coerente, anche se controproducente.
Un modo semplice, ma efficace per mettere in atto la nostra rivoluzione delle parole è imparare ad avere cura del verbo ESSERE e riservarlo soltanto a quegli aggettivi che vogliamo davvero che ci descrivano. E imparare a utilizzare il verbo AVERE quando dobbiamo fare una critica a noi stessi o un altro.