Quantità o qualità: cosa conta di più oggi?

 

Da un po’ di tempo rifletto sull’importanza che ha assunto la quantità rispetto alla qualità, in ogni ambito culturale e artistico.

Io credo dipenda dal fatto che in questi anni chi ricopre un ruolo di potere non dia valore alla cultura e all’arte.

Se si deprezzano le parole, se si toglie loro la dignità, si tende a compensare aggiungendone, spesso anche di generiche e vuote.

Come se si credesse che poche, mirate parole evocative non fossero sufficienti.

Gadda le apprezzava a tal punto da passare gran parte del tempo a ricercare quelle più giuste.

In passato ho rinunciato ad alcune collaborazioni, perché non sopportavo l’idea che il mio lavoro fosse misurato esclusivamente in numeri di parole, numeri di articoli al giorno, numeri di visualizzazioni.

È una condizione con cui sto imparando a convivere, anche se malvolentieri, ma che troppe volte mi ha fatto sentire come fossi un ingranaggio all’interno di una catena di montaggio e non una copy che collabora con una redazione o un’agenzia di comunicazione.

Purtroppo, però, oggi il mondo del mainstream gira così, dalla TV all’editoria, dalla musica al cinema. E questo atteggiamento ha disabituato le persone alla qualità.

In aggiunta, ci si è messo internet con i suoi social, in cui l’intrattenimento, qualsiasi esso sia, è di scarso valore; allora bisogna compensare con la quantità.

Ma quanti romanzi ha scritto Calvino nella sua vita intera? E quanti ne pubblicano ogni anno gli scrittori di moda oggi?

Gli editori di un tempo, chi faceva la TV o faceva cinema amava il proprio lavoro e lo faceva con passione.

Le persone subentrate a loro purtroppo no. Ragionano in termini di guadagno, vendite e ascolti.

Credo sia un problema ampio che coinvolge quasi tutti i settori professionali.

Gli imprenditori, gli artisti, gli scrittori o gli editori d’un tempo erano pieni di passione.

Professionisti che da zero hanno costruito le loro carriere, amando quello che facevano, spesso partendo da una piccola bottega, da una cantina o da un garage, come è accaduto a Steve Jobs.

Avevano la consapevolezza di essersi fatti da soli, senza grandi risorse, e di poterci riuscire di nuovo, se ce ne fosse stato bisogno.

Chi è subentrato a loro è salito su un treno già in corsa; è guidato esclusivamente dall’ansia di mantenere quello che c’è già.

Non vuole rischiare, proponendo delle novità, né tantomeno azzardare qualcosa di valore, senza avere la sicurezza del suo successo.

Per questa ragione, negli ultimi anni ci hanno propinato sempre gli stessi romanzi, la stessa musica, le stesse trasmissioni televisive.

Puntare ai numeri oggi vuol dire rinunciare, almeno in parte, alla qualità.

Una pagina social di valore può permettersi di pubblicare anche un post ogni due settimane: chi la segue, continuerà ad apprezzare i suoi contenuti, anche se sporadici. Difficilmente, però, farà numeri clamorosi.

Se si vuole crescere, aumentare followers e le visualizzazioni, credo si debba ahimè scendere a un compromesso.

I post che parlano di cultura, i testi di valore, ricchi di informazioni interessanti sono di nicchia.

Senza dover rinunciare a pubblicare contenuti di spessore, è possibile adottare qualche piccolo stratagemma per “attirare” le persone e poi portarle dove si vuole.

Si può cominciare un post parlando di qualcosa che sia di tendenza, per esempio un libro molto popolare, un disco appena uscito, la reunion di una band, una notizia che ha fatto il giro del web.

E poi, in un secondo momento, portare i lettori dove si vuole.

Si sfrutta l’argomento di interesse, diversificando così gli argomenti, ma si offre, in seguito, uno spunto di riflessione nuovo, informazioni diverse.

Così facendo, si può iniziare ad abituare nuovamente le persone a fare ragionamenti più personali, a leggere contenuti diversi da quelli del mainstream.

Certo è che puntare alla qualità e non alla quantità oggigiorno è più una scommessa che una certezza e può risultare frustrante.

Per questo non si dovrebbe mai cedere alla tentazione di fare i confronti con chi ha fatto della banalità e della scarsa qualità il proprio scopo e riscuote un enorme successo.

10.000 visualizzazioni di un contenuto di valore valgono come un milione di uno che non comunica esattamente nulla.