Le basi per costruire uno stile personale

 

Mi ero ripromessa di comprare un libro, al massimo due, ma poi ho scorto lui, Gadda in veste nuova con tanto di estratti dei taccuini scritti a mano, e proprio non ho potuto resistere.

Quando si vuole imparare a scrivere bene e si è in cerca di uno stile personale, una buona abitudine è leggere i grandi scrittori.

Come sostiene l’autore Marco P. Massai, “lo stile rende immediatamente riconoscibile uno scrittore”.

Nel suo piccolo manuale “Stile e talento” Massai stimola una riflessione, partendo da un esempio.

Fai conto di trovarti in una sala di un museo in cui si trovano, uno accanto all’altro, due dipinti raffiguranti un donna a mezzo busto con un lieve sorriso.

Un quadro è la Gioconda di Leonardo, l’altro è la Galatea con le sfere di Dalì.

Il dipinto ha la stessa forma, lo stesso soggetto, eppure basta un attimo per riconoscere i due pittori.

Cosa ci permette di distinguerli è il loro stile.

Se invece dei due artisti famosi ci fossero stati i quadri di due studenti del liceo artistico, probabilmente non avremmo saputo distinguerli.

Perché lo stile si costruisce nel tempo, con la tecnica e con tanto, tanto lavoro.

Secondo Massai un vero scrittore è colui che possiede talento, ha un’idea interessante, ha studiato la tecnica, ha costruito uno stile personale e lavora in modo accurato su ogni sua opera.

Se vogliamo imparare dagli scrittori, dovremmo individuare questo genere di autori.

Non a caso Gadda ha passato tutta la sua vita a fare e disfare, a scrivere e correggere i suoi romanzi.

Uno stile maturo è come l’impronta digitale dello scrittore.

Un’impronta che nasce dall’estro creativo, dall’originalità e dalla voglia di percorrere nuove strade ancora inesplorate.

Il primo passo è acquisire una buona tecnica e poi lavorare sodo per trovare un proprio stile che ci distingua dagli altri.

Senza avere il timore di azzardare e non piacere a tutti.

Le parole sono sempre le stesse; le regole grammaticali pure. Quel che ci rende differenti è il modo originale e creativo con cui le usiamo.

Gli scrittori coraggiosi, che nel tempo hanno creato uno stile molto personale, come Baricco o Saramago piacciono o non piacciono.

Con loro non esistono le vie di mezzo. E non è necessariamente un male, tutt’altro.

Quando si cerca un proprio stile, bisogna munirsi di coraggio e osare.

Si può giocare con le figure retoriche, sperimentare formule espressive nuove, non accontentarsi dei cliché e luoghi comuni.

D’altronde, meno si vuole correre un rischio stilistico e più si rischia, al contrario, di diventare anonimi e banali.

Non possiamo ambire, però, a trovare fin da subito la nostra unicità espressiva, se prima non abbiamo imparato bene la tecnica e non ci siamo confrontati con i grandi, quegli autori che lo stile lo hanno costruito romanzo dopo romanzo.

Prima di sentirci dei Giuseppe Berto o dei James Joyce e infrangere le regole della punteggiatura, dovremmo conoscerle e imparare a seguirle in modo corretto.

La grammatica, la sintassi e il lessico sono i mattoni con cui costruiamo le fondamenta della tecnica.

Man mano che impareremo a padroneggiare la tecnica, scrivere diventerà più divertente.

Oltre all’urgenza di comunicare un messaggio, potremo puntare a ottenere una resa estetica ben precisa.

Potremo cercare metafore più creative e personali; non accontentarci della prima parola che ci salta in mente, ma sceglierne una più azzeccata; badare alla musicalità delle frasi; giocare con i ritmi diversi a seconda dell’emozione che vogliamo trasmettere; usare il linguaggio figurato con consapevolezza.

 
Virna Cipriani