Di Cristicchi, Zero e di temi delicati affrontati con poesia
Oggi mi sono imbattuta in una notizia che mi ha spinto a fare una riflessione e a scrivere, come conseguenza, questo articolo.
Una premessa è doverosa: a me piacciono molto i brani di Simone Cristicchi, provo una profonda simpatia per lui, lo trovo autentico, coraggioso e molto sensibile.
E poi mi è piaciuto molto il brano con il quale ha vinto a suo tempo Sanremo “Ti regalerò una rosa”, trovo che abbia un testo molto bello.
Lo stimo tanto, perché non si cura delle logiche di mercato; lui abbraccia dei progetti in cui crede, li approfondisce, se ne appassiona a tal punto che ti trascina nel suo mondo creativo.
Oggi ho letto che ha ricevuto il Premo Lunezia che, come riporta un sito, è un premio:
impegnato nella valorizzazione musicale-letteraria delle canzoni italiane e assegnato al cantautore a per il "valore emozionale" del suo pezzo, indicato come "argomento umanitario e familiare a cui non aveva pensato mai nessuno per una canzone, un’elaborazione emozionante tra passato e presente del sentimento figlio-madre", tema perfettamente supportato dalle atmosfere musicali scelte dal cantautore.
Allora mi sono precipitata a leggere il testo della canzone che Cristicchi presenterà a Sanremo. Eccolo qua:
Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei,
Ti starò vicino come non ho fatto mai.
Rallenteremo il passo se camminerò veloce,
Parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce.
Giocheremo a ricordare quanti figli hai,
Che sei nata il 20 marzo del ’46.
Se ti chiederai il perché di quell’anello al dito
Ti dirò di mio padre ovvero tuo marito.
Ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casa.
Ti ripeterò il mio nome mille volte perché tanto te lo scorderai.
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te,
Per restituirti tutto quell’amore che mi hai dato
E sorridere del tempo che non sembra mai passato.
Quando sarai piccola mi insegnerai davvero chi sono,
A capire che tuo figlio è diventato un uomo.
Quando ti prenderò in braccio
E sembrerai leggera come una bambina sopra un’altalena.
Preparerò da mangiare per cena, io che so fare il caffè a malapena.
Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai.
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te,
Per restituirti tutto, tutto il bene che mi hai dato.
E sconfiggere anche il tempo che per noi non è passato.
Ci sono cose che non puoi cancellare,
Ci sono abbracci che non devi sprecare.
Ci sono sguardi pieni di silenzio
Che non sai descrivere con le parole.
C’è quella rabbia di vederti cambiare
E la fatica di doverlo accettare.
Ci sono pagine di vita, pezzi di memoria
Che non so dimenticare.
Eeee… è ancora un altro giorno insieme a te,
Per restituirti tutta questa vita che mi hai dato
E sorridere del tempo e di come ci ha cambiato.
Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte
Che non avrai paura nemmeno della morte
Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte
Adesso è tardi, fai la brava
Buonanotte.
Confesso che, mentre lo leggevo, mi sono commossa; la canzone, è vero, emoziona.
Io, però, non faccio testo, perché piango a dirotto anche davanti a “Dumbo”; il tema trattato mi coinvolge in prima persona, avendo avuto mio padre malato, e avendo mia madre anziana.
Entrare in connessione con queste parole mi risulta facile, come credo succeda a chiunque abbia vissuto o viva questa condizione.
Mi dispiace leggere, nella motivazione del premio, che l’argomento del brano non è, a detta loro, mai stato affrontato prima.
Ora, io conosco molto di più Cristicchi rispetto a Renato Zero, eppure c’è una canzone che Zero ha scritto con l’autore Danilo Riccardo, s’intitola “I giardini che nessuno sa”, che amo particolarmente.
Non ne conosco l’origine, ma ascoltandola ho sempre avuto la sensazione che fosse dedicata a sua madre anziana e, più in generale, a tutti i genitori anziani.
Eccola qua:
Senti quella pelle ruvida.
Un gran freddo dentro l'anima,
fa fatica anche una lacrima a scendere giù.
Troppe attese dietro l'angolo,
gioie che non ti appartengono.
Questo tempo inconciliabile gioca contro te.
Ecco come si finisce poi,
inchiodati a una finestra noi,
spettatori malinconici,
di felicità impossibili...Tanti viaggi rimandati e già,
valigie vuote da un'eternità...
Quel dolore che non sai cos'è,
solo lui non ti abbandonerà mai, oh mai!
E' un rifugio quel malessere,
troppa fretta in quel tuo crescere.
Non si fanno più miracoli,
adesso non più.
Non dar retta a quelle bambole.
Non toccare quelle pillole.
Quella suora ha un bel carattere,
ci sa fare con le anime.
Ti darei gli occhi miei,
per vedere ciò che non vedi.
L'energia, l'allegria,
per strapparti ancora sorrisi.
Dirti si, sempre si,
e riuscire a farti volare,
dove vuoi, dove sai,
senza più quei pesi sul cuore.Nasconderti le nuvole,
quell'inverno che ti fa male.
Curarti le ferite e poi,
qualche dente in più per mangiare.
E poi vederti ridere,
e poi vederti correre ancora.
Dimentica, c'è chi dimentica
Distrattamente un fiore una domenica
E poi... silenzi. E poi silenzi.
Nei giardini che nessuno sa
Si respira l'inutilità.
C'è rispetto grande pulizia,
è quasi follia.
Non sai come è bello stringerti,
ritrovarsi qui a difenderti,
e vestirti e pettinarti si.
E sussurrarti non arrenderti
nei giardini che nessuno sa,
quanta vita si trascina qua,
solo acciacchi, piccole anemie.
Siamo niente senza fantasie.
Sorreggili, aiutali,
ti prego non lasciarli cadere.
Esili, fragili,
non negargli un po' del tuo amore.
Stelle che ora tacciono,
ma daranno un senso a quel cielo.
Gli uomini non brillano
Se non sono stelle anche loro.
Mani che ora tremano,
perché il vento soffia più forte...
non lasciarli adesso no.
Che non li sorprenda la morte.
Siamo noi gli inabili,
che pure avendo a volte non diamo.
Dimentica, c'è chi dimentica,
distrattamente un fiore una domenica
e poi silenzi. E poi silenzi.
Se la canzone di Cristicchi mi commuove, quando ascolto questo brano divento un fiume di lacrime.
Oltre al tema delicato, il testo ha un linguaggio figurato, una grande cura delle parole, alcune metafore che trovo molto poetiche e toccanti.
Si racconta lo stesso tema delicato, a mio avviso, ma in maniera molto più poetica e creativa.
È come se oggi, in mezzo a tanti brani scarni e superficiali, una canzone che affronta un argomento più profondo e sociale, come quella d Cristicchi, spicchi già solo per questo motivo.
Le persone premiano il tema, sono contente di qualcosa di diverso e più profondo.
Non siamo più abituati a canzoni introspettive, che affrontano temi del genere, perciò diventiamo meno esigenti con i testi.
La scrittura di Cristicchi è realistica e utilizza immagini semplici e comuni, è sì introspettivo, e potrebbe arrivare nelle prime posizioni al Festival di Sanremo, glielo auguro, ma è, secondo me, molto meno poetica e originale di quella di Zero.
Quello che più di tutto mi ha sorpreso e fato riflettere è il fatto che d fronte a un tema così personale, Cristicchi abbia preso le distanze, ricorrendo a luoghi comuni e immagini semplici.