Desiderare: un'azione rivoluzionaria

 

È stata una giornata piuttosto pesante.

Ore 8.00: suonano tre operai per montare il Velux nel sottotetto. È più difficile di quanto sembrasse in origine, perché mentre lavorano, imprecano usando termini in dialetto veneto che non conoscevo.

Ore 12.00: gli operai vanno via soddisfatti.

Ore: 12.30: suona l’amministratore: “dovevano montare a te il Velux, ve’?” mi chiede ansioso. “Sì, credo di sì” balbetto perplessa. “Tu hai un gatto?” continua lui, “la tua finestra dà sui garage?” e guarda verso le scale. Lo invito a salire per verificare e lui non ci pensa due volte. Sollevato, tira fuori lo smartphone e comincia a scattare foto al Velux.

Ore 14.30: suonano ancora gli operai. “Scusaci, ma abbiamo montato il Velux al rovescio”. Lavorano per altre tre ore tornando a imprecare in dialetto veneto.

Ore 18.00: la ditta Paolino Paperino leva le tende e io riesco finalmente a mettermi al lavoro.

Le parole sono vive

Le mie ultime settimane assomigliano molto alla trasformazione di un vocabolo particolare: DIVERTIRE.

Le parole sono vive e perciò sempre in evoluzione.

Ci sono alcuni termini che negli anni hanno cambiato il loro significato per adattarsi ai cambiamenti sociali.

Uno di questi è proprio DIVERTIRE.

Oggi la parola divertire vuol dire: “rallegrare, distraendo da fatiche e preoccupazioni e donando il buon umore”.

La sua origine, però, è antica: divertire deriva dal latino dis vertere, “volgere altrove”, cioè “deviare”, “allontanare”. Allontanarsi da una condizione che non è più adatta a noi, per cambiare direzione, in un senso più ampio cominciare un nuovo percorso.

Adesso non basta più cambiare direzione per recuperare un benessere perduto; occorre qualcosa in più, la capacità di procurare contentezza, buon umore, allegrezza.

Quest’ultimo periodo è cominciato con un’esigenza pressante di cambiare rotta, di allontanarmi da una condizione faticosa in cui mi trovavo e si sta concludendo con una leggerezza apparente, una strana spensieratezza priva di spessore.

Una leggerezza che paradossalmente mi ha riportata coi piedi a terra. D’altra parte, sono pur sempre nata sotto un segno d’aria.

Le parole non sono solo il metro di misura della società, ma raccontano anche di noi e della realtà che ci siamo cuciti addosso.

Il dialogo interiore e le conversazioni sono i mattoncini con cui costruiamo il nostro mondo.

Il problema è che quasi sempre le parole che pronunciamo sono sotto la soglia della consapevolezza. Noi parliamo in maniera automatica, ci esprimiamo con noi stessi e con gli altri in modo abitudinario,

Le nostre parole, seppure inconsce, raccontano le nostre convinzioni più profonde e radicate. Le nostre “assumptions” come le chiamerebbe Neville Goddard.

Se vogliamo cambiare un aspetto della realtà, dobbiamo cambiare il nostro dialogo interiore e le conversazioni.

Dobbiamo, cioè, iniziare una dieta mentale così come seguiamo una dieta alimentare, se vogliamo migliorare la forma fisica.

Cambiare le abitudini, però, è davvero difficile. Richiede molta energia e uno sforzo di volontà sovrumano che raramente manifestiamo.

Desiderare: un’azione potente e rivoluzionaria

L’unico modo che conosco per contrastare la spinta propulsiva dell’abitudine è DESIDERARE.

Ecco una parola tanto bella quanto poco considerata in questo periodo e, si sa, quando le parole non sono di moda, non piacciono molto a chi è al potere.

Come spiega il filologo Sibaldi DESIDERARE deriva dalla parola sidera, stelle, e significa letteralmente: “accorgersi che nel tuo cuore c’è qualcosa di più di quel che, per ora, le stelle stanno concedendo all’umanità”.

Ogni desiderio che noi riusciamo ad esprimere, racconta Sibaldi, è una sorta di premonizione: non si tratta cioè del frutto della nostra fantasia, ma di un improvviso allargarsi della nostra percezione, fino a cogliere nel futuro una qualche occasione che sta venendo proprio verso di noi e che può servire al proprio sviluppo interiore.

Desiderare è un atto poderoso. Non per nulla l’iniziato Walt Disney ha fatto cantare ”I sogni son desideri” a Cerentola.

I sogni son desideri
Di felicità
Nel sonno non hai pensieri
Ti esprimi con sincerità
Se hai fede chissà che un giorno

La sorte non ti arriderà
Tu sogna e spera fermamente
Dimentica il presente
E il sogno realtà diverrà

Desiderare allena il muscolo della felicità, un muscolo ormai atrofizzato in gran parte della gente.

Come accorgersi che si sta desiderando davvero?

Il desiderio, quando autentico, provoca sempre un’euforia immediata che si esprime con un sorriso sul volto.

Il desiderio nasce nel mondo invisibile e non ha niente a che vedere con la lista dei desideri di Amazon.

È qualcosa di coraggioso e creativo che non bada alle regole della ragione; se ne infischia di come sarà realizzato.

Accadrà e basta. Il solo pensiero ci procura gioia ed eccitazione.

Ma soprattutto, il desiderio va coltivato come una piantina, altrimenti si consuma nel tempo, sopraffatto dalla nostre abitudini e dalle convinzioni più radicate.

È importante abituarci (questa sì che sarebbe una buona abitudine) ad alimentarlo ogni sera, poco prima di dormire; sentirlo pienamente fino ad addormentarci con un sorriso beota sul volto.

 
Virna Cipriani