Le parole che emozionano: la tecnica narrativa Show, don't tell

 

Oggi ero in auto e ho ascoltato casualmente “Blunotte” di Carmen Consoli.

E, come accade ogni volta che ascolto questo brano, mentre ho cominciato a canticchiare, la voce si è rotta e gli occhi sono diventati umidi dopo pochi versi.

La musica ha il potere di emozionare, ma poche canzoni riescono davvero a toccare le nostre corde più profonde.

Sono una combinazione perfetta di parole e note che evocano alcuni stati d’animi ben precisi.

È come se possedessero una mappa speciale che le facesse trovare la strada giusta per arrivare a toccare proprio quella corda là,

E anche a distanza di anni riescono a provocare sempre lo stesso effetto.

Un po’ come fanno alcuni odori, degli oggetti vecchi e i film.

Puoi vedere e rivedere la stessa scena del tuo film preferito e ti farà sempre piangere a dirotto.

Mi sono chiesta se alcune parole, da sole, senza l’aiuto delle note o di una scena visiva, avessero lo stesso effetto così forte

Non intendo un romanzo intero, ma poche frasi combinate con maestria, se sono in grado di parlare alla pancia del lettore e provocare un’emozione.

Il metodo Show, don’t tell per emozionare

La maniera più efficace per coinvolgere emotivamente un lettore è ricorrere alla tecnica narrativa “Mostra, non raccontare”.

Mostrare, cioè, le emozioni che prova il personaggio attraverso immagini vivide che diventino quasi reali e non limitarsi a informare il lettore “Marta è arrabbiata” o “Paolo è terrorizzato”.

In questo modo, chi legge può immergersi nella lettura, entrare in sintonia con il personaggio e calarsi nei suoi panni.

Mettere in mostra un’emozione, però, non è così scontato.

Bisogna aver addestrato lo spirito di osservazione così bene da sapere descrivere in modo accurato quali effetti produce un’emozione sulla persona.

Prendiamo, ad esempio, la paura.

Limitarsi a raccontare la paura vuol dire scrivere frasi superficiali e poco evocative che non coinvolgono davvero il lettore. E un lettore non coinvolto, difficilmente si emozionerà.

Anna sentì un rumore pauroso che la terrorizzò. Cercò di uscire da quella stanza il prima possibile.

Mostrare l’emozione, al contrario, richiede uno sforzo in più, ma consente un’immedesimazione più autentica.

L’autore deve scavare in profondità e immaginare vividamente la scena paurosa, identificarsi con il personaggio.

Un rumore cupo e profondo fece sussultare Anna. La ragazza trattenne il respiro, mentre le prime goccioline di sudore cominciarono a scendere dalla fronte. Il ticchettio dell’orologio a muro, il lavandino che gocciolava e gli scuri che battevano contro il vetro delle finestre per il troppo vento. “Devo scappare da qua” disse.

Il primo passo da compiere è cominciare ad accorgersi di quando un autore ricorre alla tecnica “Show, don’t tell” e quando non lo fa. Prenderne coscienza.

Dobbiamo diventare degli osservatori infaticabili, studiare i piccoli gesti quotidiani, i comportamenti degli altri e i nostri. Fare attenzione alle espressioni dei volti, memorizzare i movimenti del corpo, gli atteggiamenti spontanei.

Leggere i romanzi famosi è di grande aiuto. Studiare in maniera approfondita dai maestri della scrittura creativa. sottolineare, evidenziare, annotare le loro descrizioni.

Così facendo, iniziamo a prendere dimestichezza con una scrittura più accurata e profonda, s’impara a immergersi mentalmente in una scena immaginata e poi a mostrarla al lettore usando parole efficaci.

 
Virna Cipriani